La capitana della Sea Watch si prepara ad entrare a Lampedusa con i migranti: “Io voglio solo portare in salvo le persone”.
ROMA – La questione Sea Watch continua a tenere banco al Governo e non solo. Mentre Matteo Salvini continua a confermare la politica dei porti chiusi, da parte della ONG c’è la voglia di arrivare il prima possibile a Lampedusa. A dirlo è la stessa capitana della nave ai microfoni di La Repubblica: “Il mio obiettivo è portare in salvo i migranti. La loro vita viene prima di qualsiasi gioco politico o incriminazione. Non bisognava arrivare a questo punto. Sto aspettando la sentenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo e poi non avrò altra scelta che sbarcare lì“.
Sea Watch, la capitana delle ONG: “I migranti sono disperati, si sentono in prigione”
Carola Rackete parla anche delle condizioni delle persone che sono a bordo della ONG: “I migranti sono disperati. Alcuni minacciano lo sciopero della fame, altri di buttarsi a mare o di suicidarsi. Si sentono in prigione e chiedono una soluzione il prima possibile. Questa decisione dell’Italia mi costringe a tenerli ammassati sul ponte con tre metri quadrati di spazio a terra. Abbiamo anche tre minorenni di 11, 16 e 17 anni“.
La capitana conferma di aver ricevuto il no “da parte di Malta e l’Olanda non sembra avere nessuna intenzione a collaborare. Tunisia? Non ha una normativa che tuteli i migranti“.
Sea Watch, nuovo giorno in mare
Nuovo giorno in mare per la Sea Watch che vede la soluzione di questo caso sempre molto lontana. La capitana della ONG è pronta ad entrare nel porto di Lampedusa dopo la decisione della Corte Europea dei diritti dell’uomo anche se dovrà infrangere le normative italiane. Una situazione che giorno dopo giorno diventa sempre più grave.
Di seguito il video dedicato alla Sea Watch
fonte foto copertina https://twitter.com/seawatch_intl
